Un libro regalato a Paola da Luca e Daniela per il suo compleanno festeggiiato in quel di Asiago. Forse un presagio per l’imminente scomparsa di W Monatti.....chissà.
Voto: 7
Nel giugno 1985, due alpinisti britannici, il venticinquenne Joe Simpson e il suo compagno di cordata, Simon Yates, hanno appena raggiunto la vetta del Siula Grande (6536 metri) nelle Ande peruviane, salendo per la prima volta la parete Ovest. Colti da una violenta bufera, i due scendono lungo una ripida parete innevata, ma Simpson perde un appoggio e precipita su una roccia rompendosi una gamba. Yates cerca di calarlo per seracchi di ghiaccio con laboriose manovre di corda. Nonostante l'oscurità tutto sembra procedere fino a quando non accade l'imprevisto: la parete è interrotta da uno strapiombo sotto il quale Joe si trova appeso. Simon non riesce a issarlo e rischia di venire trascinato anche lui nel vuoto. Compie l'unico gesto possibile: allo stremo delle forze, recide la corda che lo unisce al compagno, abbandonandolo. Joe cade nel vuoto ma non muore. I tre giorni successivi sono un calvario per entrambi gli alpinisti: Yates torna a fatica al campo base consumato dal dolore, certo di aver causato la morte del compagno. Simpson, sopravvissuto a stento, si trova intrappolato in un crepaccio, ferito, con un principio di congelamento agli arti. Eppure, facendo appello a tutte le risorse fisiche e mentali, riesce a raggiungere il campo base dove ritrova il compagno.
Cosa non può fare l’uomo e sopratutto la mente umana: da non credere con un ginocchio spappolato. Senza acqua per 3 giorni. Alla visita all’ospedale aveva perso 18 Kg e pesava 44 KG.
Nonostante questo ritorna sulle montagne, sulle sue montagne e al senso profondo della vita
Questo libro è la testimonianza intensa di una vittoria straordinaria della vita sulla morte, è un inno sincero e commovente all'amicizia.
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